Un nuovo sguardo alla riduzione del danno da tabacco: il caso delle sigarette elettroniche (Pt. 5)
Traduzione della pubblicazione presente al seguente indirizzo: Traduzione di Aurelia Bracciforti |
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Attuali prodotti di riduzione del danno da tabacco
I prodotti farmaceutici nicotinici sono stati utilizzati come potenziali sostituti a lungo termine delle sigarette. Si è rilevato che circa il 20% dei fumatori che smettono con le gomme alla nicotina la utilizzano per più di un anno, anche se è disponibile solo con prescrizione medica. Nessuno dei prodotti oggi disponibili è in grado di fornire nicotina al cervello ad un tasso assimilabile a quello del fumo di tabacco.
Ma questa inadeguatezza è dovuta ad un’avversione filosofica alla dipendenza di nicotina, non ad inefficacia tecnica; uno studio del 1995 ha dimostrato che la nicotina transdermica ad alto dosaggio era sicura ed efficace per i grandi fumatori. Per essere alternative realistiche, i prodotti nicotinici contemporanei devono essere prontamente disponibili quanto le sigarette, con prezzi competitivi, socialmente accettabili e autorizzati per un uso ricreativo a lungo termine, piuttosto che come aiuti per smettere di breve termine. Ma questi prodotti sarebbero comunque fonte di dipendenza.
Un esempio convincente di successo dei trattamenti di riduzione del danno è quello dello snus. Lo snus è un tipo di tabacco da fiuto umido finemente sminuzzato che veicola livelli significativi di nicotina. Lo snus non produce nessuna delle sostanze tossiche devianti dalla combustione ed è lavorato in modo da produrre bassi livelli di nitrosamine cancerogene specifiche del tabacco TSNAa).
In Svezia, dove lo snus ha progressivamente sostituito il fumo di sigarette negli ultimi 20 anni, è stata rilevata una sostanziale diminuzione del fumo di sigaretta. Benché la politica di controllo del tabacco della Svezia abbia contribuito senza dubbio a questa diminuzione, la popolarità dello snus ha giocato il ruolo maggiore. La più pronunciata diminuzione di fumatori si è osservata tra i maschi rispetto alle femmine ed è probabile che sia dovuta ad un maggiore utilizzo dello snus da parte dei maschi. La prevalente diffusione dello snus fra i maschi è passata dal 10% nel 1976 salendo al 23% nel 2002. Nel periodo 1990-1995 fino al periodo 2002-2007, la diffusione del fumo è scesa dal 26% al 10% tra gli uomini.] È interessante notare che l'uso del tabacco è rimasto relativamente stabile intorno al 40% , ma il 58% dei consumatori quotidiani di tabacco ora preferisce lo snus al fumare sigarette. Come risultato, la mortalità relativa al tabacco in Svezia è tra le più basse del mondo occidentale. Diversi studi forniscono prove quantitative sui rischi per la salute derivante dello snus rispetto al fumo, da cui risulta più basso il rischio di cancro ai polmoni, al cavo orale e gastrici, per malattie cardiovascolari e per tutte le cause di morte. L’esperienza svedese è stata replicata in Norvegia che condivide un confine con la Svezia ed è culturalmente simile.
Un sondaggio condotto nel 2005 in California mostra che i fumatori in quello stato non sono inclini ad utilizzare tabacco senza fumo per uso orale come sostituto delle sigarette. Una possibile spiegazione di questo fenomeno è che i fumatori statunitensi hanno una percezione scorretta dei prodotti senza fumo; infatti sono scettici sul fatto che lo snus sia più sicuro rispetto al fumare. L’informazione fuorviante diffusa dalle agenzie governative e dalle organizzazioni sanitarie no-profit hanno fatto credere ai consumatori americani e agli addetti alla sanità che il tabacco senza fumo è nocivo quanto se non addirittura più dannoso, del fumare. Fornire informazioni complete e veritiere potrebbe rendere i fumatori negli Stati Uniti più inclini a passare a questa alternativa meno dannosa.
La questione della responsabilità dell’abuso è stata utilizzata di recente dagli oppositori della riduzione del danno per mettere in guardia circa i rischi potenziali dei prodotti da tabacco non da fumo. Hatsukami e altri hanno concluso che il tabacco senza fumo sembra avere una responsabilità da abuso leggermente inferiore, con un grado forse inferiore di assuefazione o di dipendenza rispetto al fumo e maggiore facilità di cessazione. Hanno anche concluso che probabilmente il passare dalle sigarette al tabacco senza fumo, incrementerebbe il potenziale di disassuefazione da tutti i prodotti da tabacco.
Fagerström e Eissenberg arrivano a conclusioni simili in un recente confronto di dipendenza tra: fumatori, utenti del tabacco senza fumo e utenti di nicotina medicinale. Molti ex-fumatori in Svezia hanno smesso attraverso l'utilizzo di snus, suggerendo che potrebbe essere un più efficace aiuto per smettere, e una più interessante alternativa a lungo termine alle sigarette, rispetto alla nicotina farmaceutica perché il suo rilascio di nicotina e gli aspetti sociali sono simili a quelli del fumo.
Tre piccole sperimentazioni cliniche supportano il ruolo del tabacco non da fumo come un’opzione di disassuefazione per i fumatori. Dopo aver riferito una ridotta esposizione alle nitrosamine (TSNA) tra i fumatori data dall’uso di uno snus americano o Ariva (un composto compresso solubile), Mendoza-Baumgart e altri hanno concluso che questo tabacco senza fumo con poche nitrosamine abbia un forte potenziale come strumento di riduzione del danno.
Nel 2010 Caldwell e altri hanno testato l’accettabilità dello snus svedese, dei chewingum alla nicotina e dello Zonnic (un sacchetto contenente 4 milligrammi di nicotina incorporati in perline microcristalline) tra neo fumatori in Nuova Zelanda.
Hanno riportato che tutti e tre i prodotti hanno ridotto significativamente la voglia di sigarette, e tutti e tre hanno consentito ai soggetti di ridurre la quantità di fumo in maniera significativa, con lo Zonnic e lo snus in testa rispetto ai chewingum alla nicotina, sia per la riduzione del fumo che per la disassuefazione.
Quindi, non è sorprendente che i prodotti da tabacco (non fumabili) abbiano condotto ad una significativa riduzione (circa il 40%) di sigarette fumate al giorno, senza aumenti significativi nel consumo totale di tabacco, e un significativo incremento di disassuefazione di due ordini di misura in un recente studio pilota.
La questione della responsabilità da abuso è stata utilizzata anche dai detrattori della riduzione del danno per mettere in guardia sui potenziali rischi della e-cig. Comunque, in un recente studio su 300 fumatori, solo il 26,9% di coloro che sono passati alle e-cigs con astinenza totale da fumo di sigaretta tradizionale, stanno ancora usando la e-cig alla fine del periodo di osservazione (52 settimane), con il 73,1% di utilizzatori che hanno smesso anche di svapare.
Che molti svapatori regolari siano stati in grado di liberarsi anche dalla componente comportamentale del fumo che veniva riprodotta con le e-cig, il prodotto oggetto dell'inchiesta, indica che le e-sigarette non creano molta dipendenza.
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